MUSIC FREEDOM DAY - 4 MARZO 2017
L’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa cattolica, Index librorum
prohibitorum, pubblicato per la prima volta nel 1559, nelle sue diverse
versioni, per oltre quattro secoli, ha messo al bando testi religiosi,
scientifici, filosofici, storici e letterari, è stato infatti soppresso
soltanto nel 1966.
La proibizione di opere considerate eretiche, risale all’origine della
Chiesa, ma con l’invenzione della stampa a caratteri mobili a metà del
XV secolo, la conseguente diffusione di testi, e per contrastare la
Riforma Protestante, con l’aumento del numero dei fedeli che potevano
apprendere la nuova dottrina su testi in volgare, attraverso l’Indice
veniva controllata ogni opera stampata, e delle opere ritenute contrarie
alla dottrina e alla morale cattolica veniva proibita la pubblicazione,
la vendita, l’acquisto, la conservazione, la diffusione e naturalmente
la lettura.
Lo sviluppo culturale del nostro Paese, considerato l’enorme potere
della Chiesa, ne è stato fortemente condizionato, al Rinascimento è
seguita infatti un’indubbia decadenza. La censura si applicava con
controlli rigidissimi alle dogane, che bloccavano la circolazione di
idee, chi tentava di far passare lo stesso i volumi rischiava la pena di
morte. E fu particolarmente severa nelle università, soprattutto nelle
materie scientifiche, anche le lezioni venivano controllate
dall’Inquisizione. La persecuzione più dura proseguì fino a tutto il
Settecento.
Un’oppressione secolare che ha lasciato segni profondi nella mentalità
italiana. Mentre la diffusione della stampa avrebbe consentito
l’innalzamento dell’istruzione, venne incentivato l’analfabetismo
popolare. A preoccupare la Chiesa era proprio l’apprendimento e la
capacità critica che ne sarebbe derivata, elemento di emancipazione
civile.
Il prevalere di un atteggiamento di cortigianeria fra gli intellettuali
italiani, con la graduale adozione di un parlare “difficile, cifrato e
allusivo”, rendendo ulteriormente inaccessibile il sapere, non fece che
aggravare tale assoggettamento.
Da noi la cultura non ebbe e tuttora non ha lo stesso valore che le
viene riconosciuto altrove, per esempio nei Paesi del nord Europa, dove
al contrario il livello di studio è un elemento indispensabile
nell’affermazione sociale.
In una cupa e lunghissima storia di persecuzione, di condanne, di
persone mandate al rogo, di paura, di umiliazione delle menti e spesso
di avvilente autocensura, a farne le spese sono stati uomini e donne, la
civiltà, la cultura, l’intelligenza umana.

Uno dei suoi romanzi, La piccola Fadette, del 1849, ambientato nella
campagna francese, ha per protagonista una piccola vagabonda malvista
dagli abitanti del borgo perché nipote di una guaritrice. Una lettura
dell’adolescenza... storia avvincente per i fuochi fatui
che si accendevano nei boschi la notte, per via di quella
ragazzina non bella, osteggiata dalle persone intorno a lei, ma
intelligente, generosa e capace di grandi sentimenti. Nulla di
dissacrante, eppure una storia d’amore della metà dell’Ottocento,
raccontata con gusto e con piena libertà di espressione, come
difficilmente si poteva leggere sulle pagine di autori italiani coevi (...)
Anna Albertano
http://tiramentidicultura.blogspot.com/2017/02/anche-la-piccola-fadette-messa.html
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